Piazza J. S. Bach 5 20064 Gorgonzola (MI)
Via Crispi 22 26013 Crema (CR)

Aerofobia: cos’è e come si cura

aerofobia terapia

Chiunque abbia sperimentato almeno una volta nella vita l’emozione di un viaggio in aereo è consapevole di quale intensità caratterizzi questo tipo di esperienza, quantomeno se si tratta della prima volta.

Alcuni si abituano in fretta, soprattutto se viaggiano molto, fino a considerare il volo qualcosa di ordinario.

Altri non si abituano mai e provano sempre una certa tensione, sviluppando una vera e propria aerofobia.

Ma che dire di chi prova una vera e propria condizione di ansia, giungendo a sviluppare sintomi di severità variabile, fino ad evitare il volo stesso per non soccombere al panico e al terrore?

Una condizione, questa, nota con il termine di aerofobia, o aviofobia.

Esiste una terapia per curare l’aerofobia? Come si sviluppa questa condizione clinica?

L’aerofobia è una paura intensa e irrazionale di volare, caratterizzata da sintomi comuni quali ansia, attacchi di panico, sudorazione, vertigini.

Trattandosi, appunto, di una fobia, presenta alcune peculiarità che la assimilano a buona parte delle fobie, ovvero valutazione spropositata delle possibili conseguenze associate all’evento, timore di esporsi all’evento stesso per non poter evitare il pericolo o l’imbarazzo, ansia o panico via via che l’esposizione si fa concreta, e dunque evitamento dell’evento stesso.

Prima di giungere alle considerazioni sulla terapia per curare l’aerofobia, proviamo a capire quali ne sono le possibili cause.

Cause dell’aerofobia possono essere:

  • esperienze traumatiche di volo;
  • fattori genetici;
  • fattori ereditari;
  • disturbi d’ansia preesistenti;

Naturalmente, è facile immaginare perché un’esperienza traumatica di volo possa causare una predisposizione all’aerofobia: ciò che ci ha segnato ci sensibilizza, non fosse altro che per mero istinto di sopravvivenza.

I fattori genetici possono costituire una parte dell’eziologia, cioè delle cause, in tutti i disturbi d’ansia, comprese le fobie. Ma difficilmente una predisposizione genetica renderà ragione in modo univoco dell’espressione patologica: è di solito necessario un fattore di stress, oppure una particolare costruzione di significato della propria esperienza, affinché il disturbo si conclami.

In altre parole, se una base biologica aumenta le probabilità, altri fattori ambientali e comportamentali risucchiano la persona affetta da aerofobia in un vortice di ruminazione che anticipa il problema e lo ingigantisce fino a farlo sembrare insormontabile.

Talvolta, poi, i fattori genetici sono del tutto assenti, ed è solo la psiche a generare il problema, attuando il tipico spostamento inconscio (di un conflitto interno sul sintomo) e proteggendosi con il tipico evitamento del sintomo stesso.

Non è raro avere riscontro di disturbi d’ansia preesistenti in soggetti che soffrono di aerofobia, a conferma di quanto detto sopra in merito alla complessità biopsicosociale all’origine di questi quadri clinici.

Va da sé che, in prima battuta, è fondamentale procedere lungo un iter diagnostico che descriva minuziosamente il funzionamento del soggetto, quindi non solo i sintomi, ma anche la ricaduta che questi hanno nella vita e nelle attività principali, lavoro o studio, relazioni, tempo libero, etc; quali strategie naïf sono state messe in campo per fronteggiare il problema, e con quale efficacia; se ci sono state precedenti terapie, sia farmacologiche, che psicologiche; quali sono le risorse del soggetto in senso più generale, e altro ancora.

Dopo una diagnosi accurata, a quali approcci terapeutici per l’aerofobia si può fare ricorso?

La Terapia Cognitivo-Comportamentale (TCC) può rivelarsi utile poiché favorisce l’identificazione e la modifica dei pensieri negativi, utilizzando tecniche di esposizione graduale al volo.

La Terapia dell’Esposizione Virtuale (VRET) attua simulazioni di volo in ambiente controllato, con un graduale aumento dell’esposizione virtuale al volo.

Particolarmente utili possono essere le Tecniche di Rilassamento e Mindfulness, allenando il soggetto ad esercizi di respirazione profonda, meditazione e Rilassamento Muscolare Progressivo.

Infine, ma non ultimo in ordine di importanza, poiché chi scrive crede molto nell’irrinunciabilità di un lavoro terapeutico che vada ad analizzare la profondità del soggetto, il suo mondo interno e i suoi conflitti intrapsichici, qualunque genere di fobia, dunque anche l’aerofobia, può spesso derivare da uno spostamento Inconscio che genera il sintomo e ne permette il controllo tramite l’evitamento di ciò che scatena la paura.

In tal senso, una psicoterapia psicodinamica, che vada ad analizzare i conflitti interni e i meccanismi di difesa, si rivela spesso la soluzione migliore sul lungo termine, mentre altre terapie possono anche produrre risultati ma spesso esporre il soggetto a ricadute o a produzione di sintomi diversi da quello estinto.

La Farmacoterapia nell’aerofobia si avvale dell’uso di ansiolitici e antidepressivi; è però sempre opportuno valutare bene i benefici e le controindicazioni.

Il Supporto Psicoeducativo prevede l’educazione sul funzionamento degli aerei e sulla sicurezza del volo, nonché il coinvolgimento in gruppi di supporto per condividere esperienze.

È inoltre suggeribile l’adozione di Strategie Preventive, quali la pianificazione anticipata del viaggio e l’uso di tecniche di gestione dello stress prima e durante e il volo.

L’aerofobia, quindi, richiede una terapia specifica oppure una combinazione di approcci?

È sempre opportuno calibrare su misura la terapia, in base alle caratteristiche peculiari della persona che soffre di aerofobia. Per esperienza personale, posso affermare che difficilmente una fobia si presenta in maniera isolata, senza che vi siano o vi siano stati sintomi più eterogenei.

Comunque sia, un accurato processo psicodiagnostico consente di rilevare la tipologia specifica del problema, il suo reale impatto sulla vita della persona e il significato che il soggetto attribuisce alla condizione clinica.

Capire, ad esempio, se l’aerofobia riguardi anche voli di breve durata o solo gli intercontinentali, quali tentativi il soggetto abbia eventualmente già compiuto per gestirla, quali fattori siano correlati all’insorgenza del sintomo, e altro ancora, costituisce un viatico necessario per entrare nel vivo del problema e affrontarlo in tutte le sue sfaccettature.

Ciò che è certamente rilevante affermare, in fase conclusiva, è che dall’aerofobia si può guarire impostando una terapia adeguata.

Guarire dall’aerofobia è possibile, ma potrebbe apparire – ed essere effettivamente – difficile e impegnativo. La motivazione e l’impegno sia del paziente che del terapeuta sono fondamentali.

Una volta guariti, ad alcuni soggetti capita di rimanere fortemente disorientati e spaventati avendo riscontro di una sorta di ricaduta, o anche del semplice ripresentarsi di lievi sintomi che avevano caratterizzato la fase patologica.

Questo però non deve terrorizzare il soggetto, che va reso consapevole della propria ipervigilanza e ipersensibilità in merito a qualunque cosa che gli ricordi la condizione fobica.

Anche chi non ha mai sofferto di aerofobia può esperire occasionalmente sintomi d’ansia, o semplici alterazioni fisiologiche, durante una o più fasi del volo; questo è normale, e, paradossalmente, rischia di condurre ad un episodio clinico di ansia o panico soltanto se il soggetto inizia a interpretare tali segni in maniera estremamente allarmistica, ruminandoci sopra.

In tal senso, predisporsi al volo mediante una o più tecniche di rilassamento rivela ancora una volta la sua preziosa utilità.

Contattami via WhatsApp
Come posso aiutarti?
Benvenuto,
come posso aiutarti?
Chiamami