Si sente spesso parlare di Mobbing, ma cosa si intende di preciso con questo termine?
Come puoi capire quando stai subendo Mobbing Psicologico sul Lavoro?
Che cosa puoi concretamente fare per tutelare te stesso e uscire da una situazione difficile?
Cos’è il Mobbing
Il mobbing consiste in “atti e comportamenti discriminatori o vessatori protratti nel tempo, posti in essere nei confronti di lavoratori dipendenti, pubblici o privati, da parte del datore di lavoro o da soggetti posti in posizione sovraordinata ovvero da altri colleghi, e che si caratterizzano come una vera e propria forma di persecuzione psicologica o di violenza morale” (da l. Reg. del Lazio n. 16/2022).
Dunque chi subisce mobbing si vede infliggere comportamenti sistematici e ripetuti di abuso psicologico, diretti verso un lavoratore da parte di colleghi o superiori, suddivisi in varie tipologie:
- Mobbing verticale: da superiore a subordinato;
- Mobbing orizzontale: tra colleghi dello stesso livello gerarchico;
- Mobbing ascendente (meno frequente dei primi due): da subordinato a superiore.;
Quali sono le fasi del Mobbing?
Si può iniziare a identificare una fase del conflitto, dove spesso una vittima designata è già riconosciuta come tale dai prevaricatori, o perché appare debole, o perché si ritiene che questa abbia un rapporto meno privilegiato con le gerarchie; quando il mobbing è verticale, da parte del superiore può esservi un tentativo di piegare la volontà del sottoposto in una direzione favorevole all’azienda, ma non sempre rispettosa della dignità del lavoratore.
Il conflitto, allora, diventa una sorta di braccio di ferro iniziale. Se il lavoratore cede, il capo ha ottenuto ciò che voleva. Se non cede, allora si alza il tiro, in un tipico atto di prepotenza che assume le caratteristiche del mobbing.
Dunque, una volta verificatesi le prime tensioni e i disaccordi, ne consegue la fase dell’aggravamento, e la vittima del mobbing comincia a percepire l’innalzarsi della tensione.
Si assiste ad un aumento della frequenza e intensità degli abusi psicologici, spesso attuati con scherno e compiacimento.
Altre volte, la strategia adottata da chi infligge mobbing psicologico sul lavoro diventa così sottile e strisciante da non poter essere facilmente dimostrata, e viene dunque negata da coloro che la perpetrano, rifiutando ogni accusa e attribuendo al malcapitato che subisce mobbing l’etichetta di pazzo o paranoico.
La vittima, a questo punto, può essere esclusa dalle attività lavorative e sociali, martoriando dunque la sua quotidiana dignità fino a fiaccarne la resistenza. Ha così luogo la fase della marginalizzazione.
Successivamente, nella fase della crisi personale e professionale, ad insorgere come plausibile conseguenza del mobbing subito è una condizione di vero e proprio deterioramento fisico, psicologico e morale, caratterizzato da danni alla salute fisica e mentale del lavoratore e possibile abbandono del lavoro.
Esempi di comportamenti di mobbing possono essere: umiliazioni pubbliche o private, isolamento sociale e lavorativo, critiche continue e ingiustificate, assegnazione di compiti impossibili o dequalificanti, diffusioni di voci false o denigratorie.
Quali sono le possibili conseguenze del mobbing per la vittima?
È opportuno premettere che ogni individuo manifesta un suo particolare modo di reagire agli eventi stressanti, in linea con la specifica struttura di personalità, frutto di aspetti biologici, evolutivi-ambientali e intrapsichici; a parità di fattore traumatico o stressante, le reazioni possono essere anche molto diverse a seconda della costituzione psichica di ciascuno.
Ciò detto, le più comuni conseguenze per la vittima a seguito di mobbing psicologico sul lavoro sono:
- stress e ansia
- depressione
- perdita dell’autostima
- problemi fisici (insonnia, mal di testa, ecc.).
Cosa è possibile fare in termini di prevenzione e intervento in merito al mobbing psicologico sul lavoro?
Sicuramente ogni contesto è a sé e può presentare caratteristiche peculiari non assimilabili ad altri, da valutare nella fattispecie.
In termini generali, comunque, possono rivelarsi utili:
- sensibilizzazione sul tema del mobbing
- politiche aziendali anti-mobbing
- supporto psicologico per le vittime
- azioni legali contro i mobber
Per farsi un’idea può essere opportuno visionare la legislazione italiana in materia di mobbing sul lavoro, vari riferimenti al codice civile e penale italiano, sentenze rilevanti della corte suprema italiana.
A quali figure specialistiche può rivolgersi chi ha subito mobbing psicologico sul lavoro?
Comprensibilmente, trattandosi di mobbing psicologico, va da sé che la figura professionale più indicata per diagnosticarlo e certificarlo risulta essere quella dello psicologo, in particolar modo specializzato in psicoterapia e appositamente formato in psicologia giuridica.
La diagnosi per mobbing psicologico sul lavoro, infatti, si differenzia da altre valutazioni mediche o psicodiagnostiche in altri ambiti, poiché necessita di porre in evidenza non soltanto la sussistenza di un danno psichico, o meglio, di un danno biologico di natura psichica, come viene più estesamente definito, ma anche la sua specifica e univoca correlazione con il comportamento vessatorio di mobbing che il soggetto dichiara di aver subito, e che diviene dunque oggetto di denuncia ai fini risarcitori.
In sostanza, occorre dimostrare in maniera scientificamente plausibile che tra l’azione subita e il danno psichico riportato vi sia un ben preciso rapporto di causa – effetto.
La relazione specialistica, poi, va scritta in maniera tecnicamente valida e particolareggiata, elencando la prassi utilizzata e corroborando le conclusioni in maniera convincente.
È possibile ottenere un risarcimento per il danno da mobbing subito?
È dunque possibile ottenere un congruo risarcimento, quantificando il danno tramite apposite tabelle riconosciute in ambito giudiziario. La tipologia di danno va opportunamente distinta, a seconda della gravità, in danno permanente o danno transeunte, cioè transitorio.
A ciò si aggiunge anche il concetto di danno morale e danno esistenziale, nella storia più controverso in quanto a riconoscimento e quantificazione in sede di giudizio, ma oggi, a seguito di alcune sentenze, accoglibile e risarcibile.
Come risulta ormai chiaro da questo articolo, il lavoro di un bravo psicologo giuridico va ad integrarsi sinergicamente con quello di un bravo avvocato, affinché il risarcimento per mobbing psicologico sul lavoro divenga plausibile e dunque ottenibile.
Oltre a quanto detto, chi subisce mobbing psicologico sul lavoro non necessita soltanto della valutazione e della relativa relazione specialistica, ma anche di una buona psicoterapia per il trattamento dei sintomi e/o della sindrome clinica conseguente alle vessazioni subite, all’impatto sulla propria vita e alla difficoltà nel recuperare una serena quotidianità.
Anche i costi della psicoterapia possono essere inclusi nella richiesta di risarcimento.
Infine, una precisazione: è buona prassi che il trattamento di psicoterapia e la prestazione in psicologia giuridica per il risarcimento non siano erogati dallo stesso professionista, affinché la valutazione stessa possa essere giudicata imparziale e non “sospetta”: lo psicoterapeuta, di fatto, è sempre alleato del suo paziente in un processo di cura, mentre lo psicologo giuridico, anche se ingaggiato privatamente, è tenuto a uniformare la propria condotta ai criteri della verità scientifica e dell’obiettività.